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martedì 5 novembre 2013

SCENEGGIATURA... un salto nel buio?

In effetti la prova di lezione che abbiamo postata poco tempo fa ben si accorda, ironicamente, col mestiere di scenggiatore. 

Sceneggiare un fumetto è un po' un salto nel buio.
Le parole che vengono scritte dovranno corrispondere poi a scene disegnate, "recitate", narranti la storia in una sequenza visiva e dialogata. Come verrà? L'interrogativo dipende da due variabili, una è la variabile umana del disegnatore, dipende dalla sua capacità, la sua comprensione di quello che deve rappresentare secondo le nostre indicazioni, e la sua personale interpretazione.
Ci sono sceneggiatori molto dettagliati e imperativi su inquadrature ed elementi di scena, altri più vaghi e che danno importanza soprattutto a fatti e dialoghi, poi molto dipende dal rapporto che si crea tra sceneggiatore e disegnatore, ma in generale occorre sempre essere CHIARI riguardo al clima, alle cose essenziali, a quello che quella vignetta deve raccontare ed esprimere.
La seconda variabile dipende dallo sceneggiatore che, solamente scrivendo e immaginando la scena, non ha completamente sotto controllo (soprattutto alle prime esperienze) quello che poi diventerà il risultato finale.
La sceneggiatura assomiglia a un progetto architettonico, che deve svilupparsi in un'opera conclusa, così accade anche per un testo teatrale, ma soprattutto per video, film e fumetto.

Per questo vi abbiamo proposto un esercizio che permette la completa autogestione dello scrittore: Un fumetto nel buio totale, nel nero, in cui solo il testo dei dialoghi, ma anche il loro e rumori o altro, possano raccontare una piccola storia.
Ecco il primo esercizio che ci è arrivato (ma disegnatori che volete confrontarvi con gli alberi, cercate la lezione più indietro e troverete pane per le vostre matite):

MATTEO

Esercizio scorrevole e corretto. Anche divertente. Il dialogo è ben caratterizzato e ritmato, la botta e risposta è agile, la situazione divertente e la si scopre mano a mano. Bene! Un buon lavoro. 
La perplessità maggiore sta nel finale. 
Questa è una scena che fa parte di una qualche storia più lunga. Forse un inizio? Ma l'ultima vignetta non è molto attraente, non dà un finale non dico alla storia, ma almeno alla scena. 
La donna esce, l'altro la mette in guardia, e poi c'è un "gulp" che distrae e vorrebbe dire forse qualcosa?
Non chiaro questo finale di pagina, anche fosse solo di suspence e dove tutto si rivelasse in una pagina successiva illuminata e disegnata. Spiegacelo meglio. 

Altre tre piccole annotazioni. 

Una è solo grafica: meglio scegliere un carattere senza "grazie", un carattere "bastoni" – cercate in internet che cosa questo significi, se non ne sapete di termini tipografici – magari tutto in maiuscole (stampatello per intenderci) o meglio ancora un carattere più da lettering di fumetto.

La seconda è linguistica: Mettere sempre (in italiano) o 1 o 3 punti esclamativi o interrogativi, non 2. Altrimenti va bene uno interrogativo e uno esclamativo.

La terza è di sceneggiatura: Non è obbligatorio, ma variare il ritmo dei dialoghi nelle diverse vignette potrebbe essere una buona cosa. Anche una vignetta muta, o solo con un rumore, spezza la monotonia, cambia i tempi recitativi, sottolinea una battuta o un fatto. 

In ogni caso un buon lavoro!

Bene, presto un prossimo "allievo" .
Vi ricordiamo che il corso di sceneggiatura inizia tra meno di due settimane, le iscrizioni sono aperte, occorre inviare alle mail indicate nel colonnino a fianco due vostri testi, un racconto breve  e un  soggetto in 20 righe circa, per essere ammessi. 
Il corso terminerà a giugno e lo potete seguire da casa, dal vostro computer, negli orari più consoni ai vostri impegni. Si tratta di 25 lezioni con esericizi annessi. Scriveteci per qualsiasi info o dubbio.
Il corso di fumetto è iniziato da 10 giorni ed è possibile iscriversi, per i ritardatari, inviando prima qualche disegno, schizzi e definitivi, per l'ammissione.

A presto!



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